sabato 13 dicembre 2008

Una giratina nella burocrazia italiana...

Questa settimana ho avuto un'incontro non molto piacevole con la burocrazia italiana. Ho dovuto notare il fatto, che ormai dovevo conoscere, che è inutile pensare di trovare persone che sanno quello che dovrebbero sapere per dare l'informazione o il servizio giusto negli uffici, anche se sono convinti di avere sempre ragione. Infatti è tutta colpa mia, dovevo io sapere esattamente quello che mi spettava e quale normativa seguire e andare già armata di tutte le informazioni precise, invece che stupidamente pensare che le cose potessero filare liscio.

Dovevo rinnovare la tessera sanitaria, che era scaduta già da tempo senza che me ne fossi accorta. Era scaduta insieme alla vecchia carta di soggiorno per i cittadini comunitari che ormai non serve più. Ora i cittadini comunitari residenti in Italia da più di cinque anni possono fare un certificato di residenza permanente presso l'anagrafe del comune di residenza. E fino a qui tutto bene e con un paio di marche da bollo ho ottenuto questo foglio che mi dovrebbe andare bene per il resto della vita, spero.

Con questo foglio sono allora andata a rinnovare anche la tessera sanitaria. La prima volta in un'ufficio periferico il computer non funzionava e mi hanno detto di andare all'ufficio centrale dell'Asl. Lì mi hanno detto che non basta il foglio del comune ma devo portare anche il contratto di lavoro. Mi suonava strano ma sono tornata il giorno dopo. Solo che l'attuale contratto scade a fine anno e ancora non ce l'ho quello nuovo. Maledetti contratti a pezzetti. Quindi l'operatore mi ha detto che non può fare l'iscrizione oltre la scadenza del contratto, quindi ormai per poche settimane. Potevo anche fare l'iscrizione, tra l'altro per tempo indeterminato, come coniuge di un cittadino italiano ma a quel punto dovevo essere a carico di mio marito e non lavorare. Anche se tutto questo mi sembrava assurdo, visto che avevo appena fatto la residenza permanente, non potevo fare altro che accettare la situazione e andarmene incavolatissima, visto che non avevo una certezza di qualcosa che attestava il contrario.

A casa la prima cosa ho chiamato una mia amica più o meno nella mia condizione che sapevo aveva fatto la stessa cosa poco fa e chiedere conferma. Infatti mi ha mandato un link ad un decreto legislativo che dice chiaramente che i cittadini comunitari che hanno i requisiti per una residenza permanente hanno anhce il diritto di iscrizione a tempo indeterminato al sistema sanitario. Ho stampato tutto e con questa armatura ritornerò in ufficio ad informare chi ci lavora, visto che non sono stati aggiornati da nessun altro. E spero di poter questa volta completare l'opera definitivamente.

Certo che è complicata la vita a volte, il cittadino deve sempre sapere da solo quali sono i suoi diritti e pretenderli. Ho veramente a cuore tutti gli extracomunitari, chi sa loro cosa devono passare nei giri infernali dei documenti e contro documenti.
Oggi ho pensato per la prima volta se mi conviene alla fine chiedere davvero la cittadinanza italiana. Fino ad ora ho pensato che tanto il mio voto non basterà a cambiare questo paese...

mercoledì 29 ottobre 2008

Una lunga pausa di rifflessione...

Mi manca questo mio blog italiano, che ho lasciato per diversi mesi. La causa principale è, che ho iniziato a scrivere anche un blog in finlandese. Tempo per me stessa manca sempre, o forse non riesco a utilizzarlo bene, quindi malapena riesco a scrivere ogni tanto in un blog, figuriamoci di gestirne due... Ma vediamo se posso migliorare, perchè scrivere in italiano mi serve e mi piace.

Queste poche righe le scrivo quindi per incoraggiare me stessa e per dire che non ho abbandonato completamente questo blog, ma la pausa di rifflessione continua forse per un altro po'. Cose da scrivere ci sarebbero tutti giorni, se solo potessi trasferirli con una connessione senza fili dalla mia testa al computer...

lunedì 12 maggio 2008

Festa della mamma

Qui in Italia non mi sembra che ci siano grandi tradizioni per festeggiare la festa della mamma. Quando ero piccola, si portava sempre la colazione a letto alla mamma con le rose che aveva comprato il mio babbo. Io e mia sorella avevamo fatto cartoline d'auguri.

Gli auguri non si possono pretendere perchè devono arrivare dal cuore e una festa deve essere sentita davvero, quindi per ora la festa della mamma per me va bene così. Forse un giorno mio figlio mi porta una cartolina fatta con le proprie mani ad asilo o a scuola.

Intanto ho fatto comprare una rosellina che abbiamo portato alla nonna, che ha preparato un pranzo di domenica a undici persone bambini compresi. Il lavoro delle mamme!

martedì 6 maggio 2008

Problemi di lavoro

Lavoro è sempre un problema, in un modo o altro. Chi guadagna poco, chi lavora troppo, chi è insoddisfatta dell'ambiente lavorativa e si trova male con i colleghi, a chi sta antipatico il capo, chi il lavoro non ce l'ha proprio, chi lo vorrebbe cambiare, ma non sa come...
Mi vengono in mente decine di situazioni problematiche che crea lavoro alle persone che conosco. Lavoro di solito è una esigenza economica, e quindi si sopporta i disagi perche comunque va fatto. Certo conosco anche persone che sono più o meno soddisfatti del lavoro che stanno facendo, si trovano bene almeno per la maggior parte del tempo o addirittura fanno il loro lavoro con passione ed impegno. Conosco persone per i quali il lavoro è riposo, madri di famiglia che dicono "ma io riposo al lavoro, non perchè faccio poco, ma perchè mi distraggo ed esco di casa".

Per me lavoro è un problema, perchè ho in testa un gran voglia di realizzare qualcosa, ma non so cosa e come. Per me lavoro ideale è un autorealizzazione, una ricerca di se stessi, una creazione di qualcosa. Ma sono una persona poco efficiente, inconcludente, lenta, indecisa e sognatrice. Non voglio un lavoro fisso qualsiasi, ma sono stufa di essere finta dipendente con miseri contrattini. Vorrei essere il capo di me stessa, ma paura di essere poco diciplinata per fare la libera professionista. E poi professionista di cosa?

Le parole sono azioni. Spero di andare avanti con piccoli passi. Scrivendo queste parole, avrò forse fatto un passo avanti verso qualcosa?

mercoledì 23 aprile 2008

Interessi comuni

In Italia il tempo è spesso un concetto relativo. Potrei scrivere diversi post su questo tema!
Ma oggi stavo pensando una cosa che mi ha detto un preside di una scuola, si parlava di un piccolo finanziamento da ottenere dalla Provincia. Lui si lamentava del fatto che i tempi sono molto diversi quando si tratta di un interesse pubblico e un interesse personale. Nel primo caso i tempi sono lunghi, a volte lunghissimi, nel secondo caso le cose possono succedere anche molto velocemente.

Stavo pensando che forse in Italia manca un certo senso civico, occuparsi delle cose comuni e interessarsi degli altri. Sembrerebbe essere così delle volte, ma poi ho pensato per esempio i miei suoceri, che fanno servizio volontario in un'associazione per diverse ore alla settimana. Volontariato funziona in tanti campi bene e porta avanti delle cose importanti.

Un'altra cosa contradittoria è l'alta percentuale di voto nelle ultime elezioni, più di 8o%. Pensando quanti paesini isolati e piccoli posti di campagna poco raggiungibili ci sono anche in Italia, pensando tutti i giovani che non sono interessati alla politica o molti anziani, sembra quasi incredibile che alla fine così tanti hanno compiuto il loro "dovere di cittadini" e sono andati a votare.

Hmm, dopo tutto questo non so più che pensare, gli italiani s'interessano o no delle cose comuni e dei bisogni degli altri? L'Italia è unica e spezzattata e come sempre piena di contraddizioni.

martedì 22 aprile 2008

Flessibilità

Oggi sarò breve, ma volevo segnare una citazione di un libro.

"Si usano definire flessibili, in generale, o così si sottintendono, i lavori o meglio le occupazioni che richiedono alla persona di adattare ripetutamente l'organizzazione della propria esistenza - nell'arco della vita, dell'anno, sovente perfino del mese o della settimana - alle esigenze mutevoli della o delle organizzazioni produttive che la occupano o si offrono di occuparla, private o pubbliche che siano." (da Luciano Galliano: Il lavoro non è una merce. Contro la flessibilità. Editori Laterza 2007)

Questa frase mi ha colpito e mi ci trovo abbastanza. Dover organizzarsi sacrificando i propri bisogni senza trovare niente di questa flessibilità in cambio.

Attualmente svolgo per prima volta un incarico in un servizio di un'amministrazione pubblica, tramite un'agenzia che gestisce questo servizio in appalto. Le condizioni sono peggiori che ho mai trovato lavorando per privati o "semi-privati". L'appalto è stato affidato con un prezzo così basso che l'agenzia è costretta ad utilizzare un contratto a progetto. Il servizio richiede comunque una continuità e orari rigidi, ma intanto l'amministrazione pubblica si è riparato da tutte le responsabilità contrattuali affidando il servizio in appalto.
Siamo in tre a svolgere il servizio, quindi dobbiamo organizzarci tra di noi per qualsiasi necessità. Non abbiamo diritto di permessi, malattie e ferie pagate, ma siamo obbligati ad essere in ferie (e quindi non pagate), quando il servizio è chiuso o quando ci sono lavori di ristrutturazione, che non dipendono chiaramente da noi. Se una di noi ha bisogno un giorno libero, un'altro deve sostituirla, se no niente, arrangiatevi! E chi ha voglia di discutere con il difficile responsabile del servizio, che fa come gli pare, tanto è dipendente.

Alla fine è venuto fuori uno sfogo, e dovevo essere breve! Si potrebbe continuare a lungo, infatti ho paura che questa sarà solo la prima puntata di questo argomento.
Non vorrei essere pessimista, ma che si può aspettare quando l'amministrazione pubblica è quello peggio?
Il responsabile una volta mi ha detto che mica nessuno è obbligato ad accettare l'incarico. Certo, siamo liberi come uccellini, infatti sto cercando il momento giusto per prendere il volo con le proprie ali...

giovedì 17 aprile 2008

La lingua

Qualcuno potrebbe chiedere perché scrivo in italiano e non nella mia madrelingua. Non so bene spiegarlo nemmeno io. La mia idea iniziale era di scrivere in finlandese, e spero presto di iniziare un blog anche in finlandese. Ma per ora è nato questo blog, spontaneamente ha già cominciato a svilupparsi nella mia testa prima di iniziarlo concretamente.
L’italiano è ormai per me una seconda lingua, seconda solo perché l’ho imparata dopo, ma quasi primaria nella vita quotidiana. Mi preoccupa quasi che sto perdendo la scioltezza e la ricchezza di usare la mia madrelingua, senza aver acquisito perfettamente nemmeno l’italiano. Per fortuna ultimamente cerco di parlare molto anche in finlandese, perchè devo trasmetterlo a mio figlio.
L’italiano per me è un’altra identità, una parte di me che ormai è essenziale. Non penso che riuscirei a tradurre questo blog direttamente in finlandese, la traduzione è una cosa che non mi è mai riuscita bene. Sono due lingue e modi di espressione diversi, che comunque convivono nella mia personalità, fanno parte di me tutti e due.
Chiaramente faccio tanti piccoli errori in italiano, e non è la mia intenzione di perfezionare la lingua e correggere tutti gli errori. Questo è uno sfogo di pensieri, non un’esercitazione grammaticale, anche se mi piace l’idea di provare a esprimermi in italiano, che ho sempre usato poco per la scrittura.

mercoledì 16 aprile 2008

L'inizio

E' da tanto tempo che penso di iniziare a scrivere un blog, o comunque scrivere qualcosa. Scrivo di solito solo nella mia testa, scrivo pensieri e penso scrivendo. Racconto la mia vita con pensieri, costruisco storie, elaboro progetti e, innanzitutto, sogno a occhi aperti.
Ora è arrivato il momento di dare sfogo in forma scritta ai miei pensieri, e quindi ho deciso di iniziare un blog. Per me stessa innanzitutto, o per un lettore immaginario, senza sapere dove mi porta questa avventura, come si svilupperà, quanto durerà e cosa verrà fuori. Sono curiosa di vedere che cosa succede.

Il mio blog si chiama finlandese atipica, perché sono una finlandese atipica. Per quanto si possa dare definizione di tipicità o atipicità. Comunque sono una finlandese e vivo in Italia, e questo è già un primo elemento di atipicità, anche se conosco tanti altri finlandesi che vivono in Italia.

La definizione atipica mi piace anche come gioco di parole. Sono una atipica in senso italiano, perché sono una lavoratrice che oggigiorno si definisce atipica. In tutta la mia carriera lavorativa in Italia, ho lavorato soltanto con contratti di collaborazione o prestazioni occasionali. In parte mi occupo delle tematiche dei lavoratori atipici anche per lavoro, e quindi questo è un argomento, che mi condiziona in qualche modo la vita.

Essere una giovane donna (nemmeno troppo giovane), lasciamo stare straniera, laureata ma in scienze umanistiche (peraltro in Finlandia), che quindi la professione mela devo inventare da sola, che ha aspirazioni e alcune capacità, ma senza sapere bene quali, che ha sempre lavorato a pezzetti, facendo anche cose diverse tra loro e soppratutto diverse rispetto al percorso di studi, sono alcuni elementi che fanno della mia vita un intreccio difficile ma (a volte) anche interessante, e che mi hanno in parte spinto a scrivere un blog. Vediamo se riesco a capirci qualcosa di più della mia vita scrivendo questo blog!